Artisti friulani tra Otto e Novecento. Gino de Finetti
La vita di Gino de Finetti, pittore, grafico, illustratore, cartellonista, legato al Friuli per motivi familiari ma nel contempo profondamente coinvolto nel clima e nel fervore di innovazione che prima e dopo la Grande Guerra si respirava tra Monaco, Berlino e Parigi, è molto interessante e rappresenta efficacemente il sistema di relazioni culturali che un giovane artista del primo Novecento, "naturalmente" portato a pensare in termini di Europa, aveva a disposizione per mettere a frutto il proprio talento.
L'anniversario della sua morte, avvenuta il 5 agosto 1955 a Gorizia, offre l'occasione per rileggere la sua biografia e segnalare i nuovi contributi apparsi in tempi recenti. >>>
DE FINETTI, Gino. - Figlio dell'ingegnere
Giambattista, di antica famiglia di Gradisca, e di Anna Radaelli, padovana,
nacque a Pisino d'Istria il 9 maggio 1877. mentre il padre sovrintendeva alla
costruzione della ferrovia di Pola. La professione patema condusse in seguito
la famiglia a Tarvisio, Vienna, Gorizia, Innsbruck e, dal 1884, a Trieste. Qui
il D., che aveva mostrato fin da bambino propensione per il disegno, frequentò
ginnasio e liceo, esercitandosi nel contempo nell'illustrazione e nei disegni
satirici. Cominciò anche a frequentare lo studio dei pittori E. Scomparini e A.
Zuccaro.
Sovente in questi anni egli trascorreva le vacanze nelle
proprietà della famiglia in Friuli (Gradisca, Latisana, Udine), dove restava
affascinato dai nobili e begli edifici e dalla dolcezza del paesaggio, ma dove
aveva anche la possibilità di sviluppare il suo interesse per i cavalli, fin
dagli anni giovanili uno dei soggetti preferiti delle sue opere. È anche di
questi anni la "scoperta" dei Tintoretto, che rimase poi un modello
grandemente amato e perennemente stimolante.
Terminati gli studi liceali, nel 1895 si iscrisse
all'accademia di Monaco, ove scelse il corso di pittura di H. Zúgel, noto
soprattutto come animalista e convinto "plainairista". Per quanto il
D. si sottraesse abbastanza presto alla troppo forte personalità del maestro, è
indubbio che la frequentazione del corso abbia contribuito ad accentuare
ulteriormente in lui l'interesse per i cavalli, anche se via via questo si andò
configurando sempre più come un aspetto particolare dell'interesse più generale
verso la rappresentazione del movimento.
de Finetti nei musei: Il Ponte di Corona (1929) ai Musei provinciali di Gorizia |
L'istintiva vena ironica e la feconda pratica della
caricatura lo portavano intanto a prediligere, nella rappresentazione, il
momento della sintesi, della riduzione all'essenziale. Coerentemente con questo
indirizzo, terminato il servizio militare, il D. decise di stabilirsi a Monaco,
dove si dedicò al cartellonismo e divenne uno dei più importanti collaboratori
di riviste satiriche come Simplicissimus e Jugend. Tali
impegni, oltre a renderlo economicamente indipendente, rispondevano ad una
scelta programmatica, come ebbe a precisare l'artista stesso più tardi in una
sua "confessione" (in La Panarie, 1937).
de Finetti nei musei: Concorso ippico (1929) al Museo Revoltella di Trieste |
Si trattava insomma per il D. di risolvere il problema di
un'arte sempre più avulsa dal mondo reale, sempre più cerebrale e atrofizzata,
sempre meno capace di riflettere la vita contemporanea con
"semplicità" e "naturalezza". La soluzione si trovava
"nelle arti illustrative, nel cartellone, portavoce modesti, ma schietti
di questa vita moderna così tumultuosa" (ibid., p. 230).
Nel 1904 accettò di trasferirsi a Berlino come collaboratore
degli editori Ullstein e Scherl. Per quanto il clima berlinese gli si rivelasse
ben presto meno congeniale di quel che avesse sperato, qui lavorò intensamente,
ideando copertine di riviste e libri e collaborando, con illustrazioni e
vignette, a importanti periodici quali Berliner Illustrierte Zeitung, Lustige Blaetter e Dame. A
Berlino ebbe anche modo di conoscere direttamente alcune opere di impressionisti
francesi, conoscenza che approfondì nel 1905 durante il suo primo viaggio a
Parigi. Furono inoltre fondamentali, per le sue ricerche sul movimento, Degas e
Toulouse-Lautrec, come pure Géricault e Delacroix.
Rientrato a Berlino, proseguì nel suo lavoro di
cartellonista (è datato 1905 un famoso manifesto per il Tomeo intem. di scherma
di Trieste) e di illustratore.
Nel 1911 ritornò a Parigi e
probabilmente (Micovilovich, 1984-85) lavorò come costumista per il balletto Petruška
su musica di Stravinskij, messo in scena dalla compagnia dei Ballets russes di
Djagilev. Anche se in seguito le scene e i costumi furono tutti firmati da A.
N. Benois, rimangono del D. alcuni oli e alcuni schizzi di ballerine e
personaggi del balletto, e in particolare un Arlecchino all'acquerello del
1911-12, sul retro del quale c'è una nota autografa relativa alla
collaborazione con Djagilev per Petruška. Di nuovo a Berlino, dove allora gli
espressionisti andavano realizzando importanti esperimenti in campo
cinematografico e teatrale, l'artista ideò bozzetti scenografici e manifesti
per la casa cinematografica tedesca U.F.A., ma soprattutto si accostò
all'ambiente teatrale grazie al decisivo incontro con Max Reinhardt. Tale
ambiente gli fornì numerosi soggetti per le sue opere di piccolo formato
(disegni, litografie, anche oli), ma gli diede pure la possibilità di por mano
a lavori di più ampio respiro: gli fu affidata infatti la decorazione di vari
teatri berlinesi, come il Lessing Theater, il Deutsches Theater e il Wellner
Theater.de Finetti nei musei: Dopo la pioggia (1928) ai Musei provinciali di Gorizia |
Nonostante si fosse stabilito ormai definitivamente a Berlino, dove nel 1911 aveva sposato Martha Bermann, originaria di Hannover, e dove aveva aperto uno studio, e per quanto la sua opera ottenesse sempre maggiori riconoscimenti da parte della critica tedesca, il D. continuò ad avere contatti con l'Italia. Infatti la sua attività espositiva, che divenne via via sempre più frequente in Germania, Polonia, Olanda, comprese sempre anche l'allesfimento di mostre personali o la partecipazione a esposizioni collettive in patria.
de Finetti nei musei: Il Buon Samaritano (1944-46) ai Musei provinciali di Gorizia |
Ricordiamo da un lato la sua presenza alle esposizioni della Secessione berlinese nel 1906 e poi costantemente dal 1912 al 1933, e l'allestimento di mostre personali a Berlino, Amsterdam, Düsseldorf, Stoccarda, Varsavia, Parigi; dall'altro lato la partecipazione alle Biennali veneziane dei '20, '24, '28, '32, '34 e ancora nel 1953, alle Sindacali triestine dal 1925 in poi, alla Mostra sul Novecento italiano a Milano nel 1928, alla Quadriennale romana nel 1931. Nel 1924 riscosse notevoli consensi la sua personale alla "Bottega di poesia" di Milano, presentata da Carlo Carrà (cfr. catal. della mostra e recens. di G. Fabian, in Il Piccolo della sera, 5 febbr. 1924), come pure, nello stesso anno, la personale al Circolo artistico di Trieste.
Si faceva conoscere anche con la pubblicazione in Italia di
cartelle di stampe, come Ritmi (10
litografie con Arlecchini, ballerine, cavalli, pugili, ecc.), Corse al galoppo (12
acqueforti) e In sella (ancora
10 litografie), oltre che con la sempre più intensa attività di cartellonista
di soggetto sportivo (ippico in particolare) e persino di disegnatore di
figurini di moda, in cui non di rado fungeva da modella la bella moglie.
de Finetti nei musei: Infoibati (1951) ai Musei provinciali di Gorizia |
Nel 1934, come conseguenza dell'avvento dei nazismo, i
coniugi abbandonarono la Germania e si stabilirono nella vecchia dimora di
Corona (Gorizia), dove, nonostante la vita piuttosto schiva e appartata,
l'artista proseguì la sua attività, dipingendo e disegnando molto, ma anche
collaborando come illustratore a riviste italiane come La Lettura e Il Cavallo italiano e al
quotidiano La
Gazzetta dello sport; né troncò il sodalizio con l'editore berlinese Ullstein,
per il quale lavorò fino alla morte.
Dopo il suo rientro in Italia partecipò ancor più
assiduamente alle mostre sindacali triestine ed espose anche a Varsavia,
Cracovia, Bucarest, Sofia, Budapest e Berlino.
Copiosa fu in questo periodo la sua produzione ad olio
(soggetti ippici, paesaggi, ritratti) i cui "elementi distintivi... sono
gli effetti di 'mosso' fotografico e l'impostazione prospettica obliqua, cui
s'accoppiano, in funzione di sostegno strutturale, scatti sinuosi di ricordo
secessionista" (Sgubbi, 1982). Continuò comunque a prediligere la grafica
e a dedicarsi con grande impegno all'illustrazione: sono della fine del quarto
decennio le decine e decine di disegni e schizzi, in cui innumerevoli figurine
mobilissime, silhouettes
scattanti, macchiette appena abbozzate illustrano episodi
della Guerra
gradiscana dello storico seicentesco Faustino Moissesso (52 disegni
sono stati pubbl. nel volume edito a Gorizia nel 1959). Assai evidente è in
tutte le raffigurazioni il sorriso ironico con cui l'artista guarda ora ad un
vorace Falstaff, ora ad uno spavaldo Capitan Fracassa, ora ad un pavido fante
travolto dalla mischia, anche se alla fine tutte queste figure sono viste come
patetiche e inconsapevoli marionette di quella stupida commedia che è la
guerra.
Gino de Finetti nel 1953 (dal volume L. Da Lio, Gino de Finetti 1934-1955, Comune di Mariano del Friuli, 2005 |
Dopo il secondo conflitto mondiale il rifiuto di quella
brutale violenza si fece più serio e commosso. Gli scorci arditi, la tensione
dinamica delle linee e dei piani, i toni delicati e smorzati dei colori
concorsero ad esprimere questa sua accorata meditazione sulla guerra nelle
opere degli ultimi anni: il S. Sebastiano
(Galleria regionale d'arte contemporanea L. Spazzapan di Gradisca), Gli infoibati (Musei
provinciali, Gorizia) e la drammatica Via Crucis, che il pittore volle dedicare
alla parrocchiale del paese di Corona (pubblicata nel 1950 a Gorizia con
presentaz. di A. Riccoboni). Ancora nel pieno della sua attività, morì improvvisamente
a Gorizia il 5 agosto 1955.
Mostre restrospettive si tennero nello stesso 1955 a
Trieste, nel 1957-58 a Gorizia, nel 1967 a Gradisca, e ancora a Gradisca nel
1977 in occasione del centenario della nascita. Particolare attenzione è stata
riservata negli ultimi anni alla produzione del D. cartellonista e suoi
manifesti sono statì esposti in varie rassegne collettive.
Fonti e
Bibl.: Oltre ai catal. delle mostre cit. all'intemo della voce, si vedano le
schede infor mative dei D. stesso (1932 e 1952) presso l'Archivio storico
d'arte, palazzo ducale, Venezia; S. Sibilia, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, p. 95; R. Collino Pausa, Un pittore giuliano in Germania: G. D., in Il
Piccolo della sera, 8 genn. 1923; A. Ballaben, Il pittore G. D. nel Friuli, ibid., 8 giugno 1923; Id., Una mostra di G. D., ibid., 22
nov. 1923; Catal. illustrato della I Esposiz. biennale
del Circolo artistico - Trieste (presentaz. di S. Benco),
Trieste 1924, pp. 40 nn. 22-23, si nn. 4-5, tav. VI; D. D'Orazio, Ritmi di G. D., in Il Piccolo, 5 febbr. 1925; Finetti
alla mostra regionale d'arte, ibid., 11 ott. 1928; C. Wostry, Storia del Circolo artistico di Trieste, Udine 1934, p. 231; Ausstellung Italien. Kunst (catalogo), Berlin 1937, p. 42;
G. De Finetti, Tormenti
e conquiste di un pittore friulano, in La
Panarie, XIII
(1937), pp. 226-240 (con 11 illustrazioni); La Sindacale d'arte giuliana al Castello: D., in Il Piccolo, 19 ott. 1937; Alla XIII
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Gorizia, Gorizia
1980, pp. 78 s. (con fig.); 150
manifesti del Friuli-Venezia
Giulia. Vita e costume di una regione 1895-1940
(catal.), Padova 1982, p. 27, nn. 15, 107, 115; G. Sgubbi, G. D., in Arte nel Friuli-Venezia
Giulia 1900-1950 (catal.), Pordenone 1982, p. 372, figg. 216 s.; Frontiere d'avanguardia. Gli anni del futurismo nella Venezia Giulia (catal.), Gorizia 1985, p. 12
fig. 2; M. T. Micovilovich, Il
pittore goriziano G. D. (1877-1955), tesi di laurea, Università degli studi di Trieste,
facoltà di magistero, a. a. 1984-85 (con ampia bibliografia); U. Thieme-F. Becker,
Künstlerlexikon, XI, p. 593 (sub voce Finetti, Gino, Ritter von); H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX Jahrhundert, II, p. 106 (idem); E. Padovano,
Diz. degli artisti contemporanei, Milano 1961, p. 104.
Maddalena Malni Pascoletti, Voce Gino de Finetti, in
Dizionario biografico degli italiani, 1987
Bibliografia
successiva (essenziale)
Gino
de Finetti, Catalogo
della mostra, Musei provinciali Gorizia e Museo Revoltella, Trieste, a cura di D.
Arich de Finetti, Venezia, Marsilio, 1999;
L. Da
Lio, Gino
de Finetti 1934-1955, Comune di Mariano del Friuli, 2005
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