A Cormons alleanza possibile tra museo ed enoteca


Per chi crede nella funzione culturale dei musei e impegna energie per difenderla e ampliarla, un titolo come questo, Cormons, l'Enoteca "ruba" spazi al museo ("Il Piccolo", 18 agosto 2017) alla prima lettura, è un pugno nello stomaco...Dare nuovi spazi ai musei è un'impresa talmente difficile, rara e benemerita, che la loro riduzione appare quasi un crimine.
Ma in questo caso, forse, non tutto il male viene per nuocere...
Il Museo del Territorio di Cormons, aperto una quindicina d'anni fa, è un esempio interessante per diversi motivi, sia per la suggestiva collocazione, nello stesso complesso edilizio settecentesco del Comune (Palazzo Locatelli) sia per l'estensione dello spazio espositivo, che comprende ampi saloni, di cui solo una parte è occupata in permanenza dalle opere di Alfonso Canciani, scultore brazzanese attivo nella Vienna di Klimt, donate tanti anni fa dalla figlia Nerina. Un luogo dove sono state realizzate mostre interessanti, di arte contemporanea, ma anche di storia, e dove gli ampi spazi liberi si prestano a diverse attività, comprese conferenze, concerti, convegni, laboratori creativi.

A questo potenziale, che per una città come Cormons, già considerata luogo di eccellenza per il vino, la ristorazione di qualità e il paesaggio, rappresenterebbe quel valore aggiunto di arte e cultura che nobilita le mete del turismo eno-gastronomico, non ha corrisposto, però, un costante e adeguato investimento da parte dell'Amministrazione comunale - neanche in termini di coinvolgimento dei grandi produttori - attorno a un programma di interesse non solo locale. (Per capire cosa intendiamo, si pensi a quello che ha fatto il Piemonte promuovendo con la stessa energia vini, prodotti della terra, natura, arte e storia e riuscendo in pochi anni ad allinearsi alla Toscana, dove il mito è talmente consolidato che non occorre nemmeno fare promozione).
Insomma, se si produce vino che raggiunge i vertici nazionali, anche nelle proposte culturali occorrerebbe stare al passo ed valorizzare al meglio la propria specificità, curando molto di più la comunicazione. Probabilmente non c'è stato chi ci ha creduto abbastanza. Magari per calcoli politici, che, comunque, visto il cambiamento avvenuto, non si sono rivelati esatti. Cormons dovrebbe mettere meglio a fuoco la propria immagine, che non è più quella di un borgo periferico, ma di una piccola capitale del vino.

L'allestimento della recente mostra su Francesco Giuseppe (Società Cormonese Austria) negli spazi destinati all'Enoteca

Il fatto che l'Enoteca si allarghi in quelli che oggi sono gli spazi del museo non è un fatto negativo, potrebbe essere paradossalmente anche un'opportunità per il museo stesso. La netta separazione certo non ha giovato, visto che non sono stati certo molti coloro che sono stati invogliati a visitare il museo dopo una degustazione in Enoteca. La condivisione degli spazi o comunque la creazione di una zona intermedia tra Enoteca e museo potrebbe invece essere una carta da giocare. Purché il nuovo spazio sia concepito e disegnato con un occhio alla storia, alla tradizione e alla contemporaneità, riuscendo a comunicare quell'"anima" del luogo che si coglie talvolta più in una trattoria che, appunto, in un museo.
Insomma nulla vieta che si possano degustare ottimi vini con opere d'arte alle pareti e oggetti in vetrina (il successo degli eventi ambientati nei musei lo dimostra). E magari qualche citazione degli scrittori locali e foto d'epoca. Ingredienti semplici, da inserire in un vero progetto espositivo, però, e non scelti a caso, e da affidare comunque a chi ne capisce di design (non mancano alcuni professionisti interessanti a Cormons e dintorni) per evitare di cadere nel kitsch e nel banale.
Cormons potrebbe rappresentare una sfida molto interessante per elaborare una museologia diversa, più contemporanea, dove il museo si intreccia con la vita vera e si allontana da quell'aura triste, anzi cimiteriale, che spesso caratterizza i musei meno frequentati.
Un'attività culturale di supporto, peraltro, non può che giovare anche all'Enoteca.

La prima foto in alto è una veduta della mostra dedicata nel 2016 al pittore Cesare Mocchiutti.



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