Un alone di malinconico oblio circonda ormai da parecchio tempo Luigi Spazzapan e la Galleria a lui intitolata a Gradisca d’Isonzo, presa in gestione più di un anno fa dall’Erpac, il nuovo ente creato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, ma ancora lontana dal tanto atteso rilancio. Passato sotto silenzio il quarantennale della fondazione, nel 2017, passato sotto un silenzio ancor più profondo anche il sessantesimo della morte di Spazzapan, il 18 febbraio 2018, cerchiamo di ricordarlo almeno qui, oggi che cade l’anniversario della sua nascita, 18 aprile 1889.
La vicenda della Galleria Spazzapan di Gradisca si era aperta all’insegna dell’entusiasmo, nei primi anni Settanta, dopo che una memorabile mostra, realizzata nel 1970 a cura di Giuseppe Marchiori, in quel sontuoso Palazzo Torriani che, recuperato dal degrado, stava per rinascere come sede municipale, fece capire – anche attraverso uno straordinario risalto sulla stampa nazionale – l’importanza di questo artista, nato un po’per caso a Gradisca, per il Novecento italiano.
Dopo la mostra alcuni gradiscani di alto spessore culturale e di buona volontà, primo tra tutti Bruno Patuna, direttore dell’Azienda di Soggiorno e inventore anche dell’Enoteca regionale Serenissima, convinsero uno dei maggiori collezionisti torinesi di Spazzapan (che a Torino aveva vissuto ben trent’anni, dal 1928 alla morte), Eugenio Giletti, diventato nel frattempo anche genero del pittore avendone sposato la figlia Nuscia, a donare parte della sua collezione (87 opere) per creare un museo intitolato a lui nella sua città natale.
Con l’aiuto della Cassa di Risparmio di Gorizia gli fu proposto una sorta di “scambio”: l’utilizzo per tutta la vita sua e della moglie di un comodo appartamento a Trieste, da dove avrebbe potuto agevolmente seguire la vita futura della sua collezione. Giletti, un gentiluomo d’antico stampo, molto colto, e profondamente legato alla memoria dell’artista, che era stato suo amico e aveva ricevuto molti aiuti da lui, accettò, e così in poco tempo il sogno di dotare Gradisca di uno scrigno d’arte e di cultura in onore della personalità artistica più rilevante del territorio, si avverò.
Gradisca divenne veramente la capitale dell'arte contemporanea in Friuli Venezia Giulia e la Galleria Spazzapan, dove si susseguirono mostre personali e collettive di grande ampiezza e valore (già nel '78 fu allestita da Giuseppe Zigaina una bellissima mostra di disegni di Pasolini) per almeno un quarto di secolo fu un punto di riferimento fondamentale per collezionisti, artisti, galleristi, critici d'arte, ecc.
Poi il contesto è cambiato, dentro e fuori le istituzioni. E la memoria delle origini è svanita. Sono nati altri musei (Monfalcone, Pordenone) dedicati all'arte contemporanea - anzi, per la verità, hanno fatto in tempo a nascere, vivere per un po' e declinare - altri si sono rinnovati con prospettive di maggiore coerenza e stabilità, come la Galleria d'arte moderna di Udine, o sono nate iniziative interessanti ma slegate dai musei, come Hic et Nunc, poi Palinsesti, a San Vito al Tagliamento, o Maravee. Anche Villa Manin, per qualche tempo, sembrò virare verso l'arte contemporanea, sotto la guida di Francesco Bonami, ma bastò un cambiamento politico per fare svanire il progetto e tornare alla gestione eclettica e impersonale che da sempre (o meglio, dopo la direzione di Aldo Rizzi) caratterizza la dimora dell'ultimo doge veneziano.
Che futuro per la Galleria Spazzapan? Visto che si avvicinano le elezioni regionali - mancano dieci giorni - e non si è ancora sentito nessun riferimento alle politiche culturali da parte dei candidati in lizza, non c'è da sperare.
Per fortuna la pittura di Spazzapan conserva una forza tale che supererà anche la tristezza di questi anni. Speriamo che almeno la Galleria non chiuda. Resta sempre la gioia di andare a guardarsi con calma una delle sue straordinarie tempere.
Per saperne di più, si consiglia un bel video recente, girato in occasione della mostra alla Fondazione Cosso di Miradolo (Pinerolo)
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