Tolmezzo. Speriamo che il museo mantenga l'autonomia

foto Messaggero Veneto
Tutto bene quel che finisce bene? Diciamo che per ora sono promesse, e, a dire il vero, piuttosto vaghe. Si poteva forse immaginare che finisse diversamente? Che un incontro fra amministratori locali e due assessori regionali, tra cui uno della zona, finisse con un diniego alla richiesta di intervento per salvare un museo tanto amato? Per di più dopo essere passati in mezzo a un “picchetto” di cittadini arrabbiati muniti di cartelli di protesta? Sarebbe stato troppo originale!

Il rituale, insomma, si è svolto secondo il solito copione, servizio del tg regionale compreso, e tutti quelli che si sono agitati dovrebbero stare tranquilli. Il Museo Gortani, quanto meno, riceverà un po' di soldi, di cui effettivamente ha bisogno, ma sarebbe stato molto utile, visto che l'incontro era atteso da almeno un paio di settimane, che i protagonisti arrivassero un po' più preparati, mettendo sul tavolo almeno un piano di massima. Invece – almeno alla fine, come resoconto pubblico - si sono fatti discorsi generici e non del tutto rassicuranti. Riportati dalla stampa (che avrebbe avuto tutto il tempo, in queste settimane, di aprire un dibattito fra tanti esperti di musei e di etnografia presenti in regione) in modo molto neutro e stringato. Vedi articolo del Messaggero Veneto di ieri.

Cosa intende l'assessore regionale Tiziana Gibelli quando parla di “nuova configurazione” del museo? Speriamo che non abbia in mente la disastrosa formula ERPAC che tanto piaceva alla Giunta precedente. L'unica fortuna che ha il Museo Gortani (oltre al suo patrimonio) è quella di essere una fondazione, e di essere autonomacome la gran parte dei musei dei paesi civili - e di essere, per questo, libera (almeno in teoria), dal condizionamento diretto della politica a cui sono costretti tutti i musei civici.

Se una “nuova configurazione” vuole dire stravolgere la formula gestionale, e collegare il museo a qualche ente locale, beh, non è per nulla positivo. Il museo deve essere aiutato nel rispetto della sua storia.

Mettiamo che invece, voglia dire, una configurazione “adeguata” alle esigenze del museo o una visione più ampia come quella che ha fuggevolmente espresso il sindaco Francesco Brollo ai microfoni della tv. Che si è augurato un ruolo più rilevante del museo a livello regionale, cioè un ruolo di “capofila dei musei etnografici”. Buona idea, finalmente si potrebbe creare almeno una delle auspicate reti che sono state indicate anche nella fantomatica legge regionale del 2016, mai applicata.

Ma, al di là delle formule e delle strategie, per rafforzare il museo e riposizionarlo nei flussi turistici, attraverso un'attività più incisiva e vivace, non occorre inventare niente, basta applicare gli standard museali e servirsi di veri esperti, NON di funzionari amministrativi (bravissimi soprattutto a bloccare tutto e a NON sapere come spendere i soldi a disposizione).
A un museo servono un comitato scientifico, un direttore vero e competente nella materia (e non volontario, ma professionista) uno o due conservatori per studiare e allestire, un grafico per rinnovare la comunicazione, un bravo webmaster.
Inoltre, aggiungere qualche video introduttivo per fare capire ai visitatori dove sono non guasterebbe, e una maggiore presenza sui media nemmeno, con almeno una-due notizie alla settimana.

Insomma, il patrimonio c'è, la formula di gestione è quella giusta, i soldi arrivano, forse basta rafforzare l'organico e avere un gruppo di esperti per dare le dritte. 
Ma soprattutto, alla comunità locale, che è il vero portatore di interessi, occorre stare in guardia, ringraziare degli aiuti ma non lasciarsi ingabbiare....

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