Nell’ottica
di una valorizzazione delle importanti e ricche raccolte d’arte moderna e
contemporanea conservate a Casa Cavazzini, da sabato 9 febbraio al piano
terra del museo, è aperta al pubblico una nuova esposizione dal
titolo "Pittura italiana 1950>1970 dalle collezioni museali". La
mostra, curata da Tanya Candusso e Vania Gransinigh, è stata resa possibile
anche grazie al recente deposito in comodato d’uso gratuito al museo di una
serie di 22 dipinti di maestri italiani del Novecento provenienti da una collezione
privata. La rassegna intende focalizzare i mutamenti e gli sviluppi avvenuti
nella pittura italiana dal secondo dopoguerra agli anni Settanta del Novecento
attraverso le opere che, in tempi e modalità differenti, sono entrate a far
parte delle collezioni museali. Alla fine della seconda guerra mondiale gli
artisti italiani ebbero nuovamente la possibilità di rapportarsi con il
panorama figurativo internazionale grazie anche alla ripresa delle attività
delle Biennali di Venezia che, dal 1948, tornarono a rappresentare un
fondamentale fulcro di confronto sovranazionale. Da quel momento, accanto ai
maestri della figurazione già affermatisi negli anni Venti e Trenta del secolo
scorso, cominciarono ad emergere le personalità della generazione più giovane
aperte a nuove sperimentazioni. Mentre si apriva il dibattito politico intorno
al Neorealismo sociale in pittura, si affermava anche il movimento dell'arte
astratto-concreta, sostenuto dal critico Lionello Venturi. La reazione
ideologica al Fascismo, le lotte partigiane e il movimento della Resistenza,
condussero gli intellettuali e gli artisti italiani dell’epoca ad impegnarsi in
maniera sempre più esclusiva in campo politico e sociale. L’intento era quello
di incidere sulla collettività per il tramite di un linguaggio che fosse
comprensibile e chiaro, capace di rappresentare la società coeva in tutte le
sue sfaccettature, denunciandone le più evidenti contraddizioni. Tra coloro che
più coerentemente seppero tradurre in forme pittoriche tali assunti spicca, a
livello nazionale, la personalità di Renato Guttuso, pittore di origini
siciliane che aveva fatto parte del movimento di Corrente negli anni precedenti
la seconda guerra mondiale. Il suo lavoro si attestava sulla rappresentazione
delle condizioni di vita delle classi popolari, in un Paese ancora fortemente
arretrato e fondato su un’economia di tipo agricolo che vedeva come un lontano
miraggio lo sviluppo di un sistema produttivo industriale. Agli esponenti del
Realismo pittorico nazionale, andarono ad affiancarsi molti altri artisti
operanti in ambito provinciale. In terra friulana Giuseppe Zigaina fu tra
coloro che meglio tradussero il verbo neorealista: il suo dipinto Assemblea di
braccianti sul Cormor, esposto alla Biennale di Venezia nel 1952, è certamente
l’opera che costituisce il manifesto di questa poetica. Accanto a questa,
maturavano le esperienze dell’astratto-concreto che, rifacendosi all’arte
astratta degli anni Trenta, proseguivano in direzione di una pittura ormai
emancipata da ogni riferimento naturalistico e dalla necessità di una qualsiasi
forma di rappresentazione. La pittura diveniva così una produzione di forme,
linee e colori elaborati e combinati dalla personale creatività dell’artista in
maniera completamente autonoma dalla realtà naturale. È in questo panorama
artistico che si svilupparono lo Spazialismo di Lucio Fontana volto a superare
lo spazio bidimensionale del dipinto inteso in senso tradizionale, il
Nuclearismo e soprattutto le differenti declinazioni dell'Informale, nella sua
componente segnico-gestuale e materica. Le opere di Emilio Scanavino, Emilio
Vedova, Giuseppe Santomaso e Afro Basaldella presenti in mostra testimoniano
solo alcune delle declinazioni più caratterizzanti del movimento che conquistò
anche molti artisti attivi a livello locale. Il percorso espositivo si conclude
con un’incursione sulle correnti e sulle personalità artistiche degli anni
Settanta, quando la pittura subì una pesante crisi di identità poiché
soppiantata dalle sperimentazioni più ardite dell’installazione, della
performance e dell’arte concettuale. Nell’ultima sala si troveranno così
riunite alcune opere che aprono in direzione delle sperimentazioni della Pop
art italiana con Mario Schifano e della Op art rappresentata all’epoca da
Getulio Alviani e Nane Zavagno. L’evento è stato organizzato grazie alla
collaborazione del Gruppo Autostar, concessionaria Ufficiale dei marchi
Mercedes-Benz, smart, BMW, MINI e Jeep, con sei sedi a Udine, Pordenone,
Trieste e Portogruaro e si inserisce all’interno del progetto Spaziocultura, la
dimensione del Gruppo Autostar dedicata al mondo dell’arte e della cultura. Si
consolida così una visione che, attraverso Spaziocultura, promuove e sostiene
da oltre un anno eventi sul territorio dedicati alle molteplici forme della
cultura, a partire da un viaggio attraverso la storia dell’arte magistralmente
guidato da Vittorio Sgarbi, passando nel cuore della giovane pittura italiana
con la mostra Painting Detours.
L'esposizione è visitabile fino al 2 giugno.
da mercoledì a lunedì dalle 10.30 alle 17.00
venerdì e sabato fino alle 19.30
chiuso il martedì Biglietto intero euro 5,00
ridotti e gruppi oltre le 10 persone 2,50 euro; scolaresche 1 euro
Casa Cavazzini
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea
Via Cavour, 14
Udine
Civici Musei di Udine
tel. 0432.414772, fax 0432.271982
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