"Orizzonti aperti" in mostra a Palazzo Attems


Dopo il successo di pubblico e di critica ottenuto dalla mostra “Orizzonti dischiusi” allestita l’anno scorso al Salone degli Incanti di Trieste, approda a Gorizia una selezione della stessa esposizione, curata da Joško Vetrih: la mostra s'intitola “Orizzonti aperti a Gorizia” e si è inaugurata giovedì 11 aprile ai Musei Provinciali di piazza De Amicis. Anche nell’esposizione di palazzo Attems-Petzenstein che attinge alle collezioni d’arte della Kb1909 e della Banca Mps,
non mancano le opere degli artisti più importanti di cultura slovena, noti anche a livello nazionale: Veno Pilon (1896–1970), Ivan Cargo (1898–1958), Anton Zoran Mušic (1909–2005), Lojze Spacal (1907–2000), Avgust Cernigoj (1898–1985) e Tone Kralj (1900–1975). A conferire però un autonomo e qualitativo spessore culturale agli "orizzonti" goriziani concorre innanzitutto il contesto espositivo e museale, con il quale la mostra dialoga, tanto che alcuni pezzi saranno inseriti nel percorso della Pinacoteca permanente. >>>
L’esposizione di palazzo Attems ha poi l’ambizione di far conoscere ad un pubblico più ampio altri “nomi da museo” di artisti goriziani per nascita o adozione sinora poco noti, se non sconosciuti. Tra loro si possono menzionare quelli di Avgusta Šantel jr. (1876–1968), pronipote di Giuseppe Tominz; di Avgust Bucik (1887–1951), presente in mostra con una singolare veduta; di Milko Bambic (1905–1991), allievo di Spazzapan e inventore del logo della Radenska; di Riko Debenjak (1908–1987) nato a Canal; e quello di Rudolf Saksida (1913–1984), sodale futurista di Crali e Cenisi nella Gorizia degli anni Trenta e successivamente scivolato nell’oblio (del quale ricorre il centenario della nascita). A questi si affiancano i nomi di Cvetko Šcuka (1895–1987), Albert Sirk (1887–1947), Jože Cesar (1907–1980), Robert Hlavaty (1897–1982), Avrelij Lukežic (1912–1980), Demetrij Cej (1931–2012), Silvester Komel (1931–1983) e i contemporanei Bogdan Grom, Andrej Kosic, Klavdij Palcic, Vladimir Klanjšcek e Franko Vecchiet al quale si deve il mosaico della piazza Transalpina. Rappresenta invece un inedito assoluto un’opera affatto particolare di Anton Zoran Mušic: si tratta di un foglio disegnato su entrambi i lati. Sinora è stato esposto e documentato solo il disegno del colle del Rafut realizzato nel 1945. A palazzo Attems sarà invece esposto per la prima volta il recto del foglio, sul quale l’artista ha delineato la facciata della chiesa veneziana di San Moisè. È poco più di un appunto, utile alla stesura del dipinto, oggi conservato alla Galleria Miha Maleš di Kamnik e datato al 1944. Nell’arco di tempo che separa le due facce del foglio si è dunque consumata la tragedia di Dachau, quella che lo stesso Mušic ha definito la vera scuola di vita rispetto alla scuola di pittura dell’Accademia di Zagabria.

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