Da almeno un anno, ma forse anche da più tempo, il Castello di Miramare è al centro di un attacco mediatico senza precedenti da parte della stampa triestina, che, di articolo in articolo, con una implacabile regolarità, ne ha fatto il simbolo del degrado del patrimonio culturale statale, insomma una specie di "Pompei del Nord", dove regnano trascuratezza, abbandono, negligenza, incompetenza, ecc. ecc. distribuiti equamente tra Soprintendenza locale e uffici ministeriali. Ormai non fa neppure più notizia. I titoli allarmistici, come i commenti virgolettati dei cittadini indignati, si sono sprecati. Ma chi ha lanciato queste accuse, in realtà, ha sempre evitato di approfondire, non ha certo allargato lo sguardo dai soliti funzionari - sempre colpevoli, sempre assenteisti - al "sistema" economico, politico, sociale, in cui Miramare è inserito, che è ben più vasto delle stanze della Soprintendenza ai beni artistici. >>>
Non si può negare che la situazione del parco (anche se solo in alcune parti, non dappertutto) rappresenti effettivamente un' emergenza, e che la notizia di questi giorni dell'arrivo di fondi statali a disposizione della manutenzione del giardino sia rassicurante per quanto riguarda il ripristino delle aiuole del parterre, ma va anche detto che - a parte il FAI, promotore di una campagna di promozione del Castello che lo ha collocato ai primi posti nella classifica dei 'luoghi del cuore' - nessun altro soggetto pubblico o privato del territorio regionale, enti, banche, assicurazioni, imprenditori, ecc., si è fatto veramente sentire per aumentare la pressione pubblica sull'inadempiente Ministero per i beni culturali o ha proposto la sua collaborazione fattiva e concreta per contribuire a mantenere lo splendore del Castello, che, dopotutto, è la principale attrazione turistica del Friuli Venezia Giulia, l'unico sito di fama internazionale, con un giro di visitatori di oltre 200.000 persone l'anno... E con degli interni che, nonostante tutto, mantengono quel tono principesco che nessun altro luogo può vantare da qui a Vienna....
Grande assente la Regione Friuli Venezia Giulia, che sembra accorgersi di Miramare solo quando occorre usare un'immagine-simbolo per i dépliant turistici o i siti internet. Ma un impegno diretto non si è mai visto dagli assessorati al turismo, alla cultura, alle finanze, ecc. ecc. , né a lungo termine, né di emergenza.
Nel 2007, invece, la Regione ha istituito, con la Legge n. 18, la "Fondazione per la valorizzazione archeologica, monumentale e urbana di Aquileia", per rimediare "allo stato di abbandono in cui giaceva Aquileia da decenni" (sono parole del presidente della fondazione a una conferenza stampa del 2011) e investe su questa 2 milioni di euro l'anno. Non è facile sapere i dettagli perché il sito www.fondazioneaquileia.it alla voce "bilanci" non riporta proprio nulla. Ma il finanziamento regionale è comunque documentato.
Perché non si è estesa questa sinergia Stato-Regione, e una certa disponibilità finanziaria, all'altro polo culturale statale bisognoso di aiuto, il Castello di Miramare? Perché la Turismo FVG, l'agenzia che dovrebbe avere un'impronta più "manageriale" rispetto agli uffici amministrativi regionali e che, ad esempio, ha investito più di dodici milioni di euro in campagne promozionali del vino "Friulano" (senza risultati apprezzabili, peraltro) non si è fatta carico almeno di una parte dei problemi di manutenzione di quella che è la "capitale turistica" regionale?
Non era già abbastanza chiaro, quattro-cinque anni fa, che lo Stato era in affanno sulle gestioni dirette dei grandi poli?
Che danno avrà fatto, intanto, la campagna denigratoria condotta inutilmente dalla stampa locale?
Noi pensiamo che Miramare sia stato lasciato solo, in realtà, dallo Stato e da tutti gli altri, compresi il Comune di Trieste, la Provincia, la Fondazione CRT, le Assicurazioni Generali, l'Acegas, la Fincantieri, Allianz, ecc. ecc. (tutti quelli che potevano investirvi e non l'hanno fatto) e non da oggi, ma da molti anni.
Le ragioni sono varie, tra cui va messa in primo piano l'indifferenza del mondo politico, che sa di non poterne ricavare nulla e dunque non si affanna di certo a capire i problemi e a sostenere la salvaguardia di questo luogo, pensando che comunque "tocca-allo-Stato". Adesso tutti cadono dalle nuvole. "Chi poteva immaginare????" Il valzer dei Soprintendenti voluto dal Ministero almeno per un decennio ha fatto il resto. E l'ultimo arrivato, Luca Caburlotto, il primo forse a prendere seriamente in considerazione i gravi problemi di Miramare, si è trovato persino una battaglia in più, quella dello sfratto dei colibrì abusivamente allocati nelle serre. Impresa improba dove si sono trovati mille difensori dei colibrì (persino Berlusconi! anche se la telefonata per i colibrì non è assurta alla celebrità internazionale come quella alla Questura di Milano) e nessuno che sostenesse i diritti del Castello.
Insomma è tempo di svegliarsi e fare davvero TUTTI qualcosa per Miramare, che, prima di essere dello Stato italiano, è della città di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia. E' una risorsa unica e preziosa, e la sua decadenza si rifletterebbe negativamente su tutto il territorio.
Altrimenti ha ragione quella parte di cittadini triestini che ha lanciato l'appello "restituiamolo all'Austria!", non così assurdo, in fondo. Può sembrare frutto di un atteggiamento nostalgico, superato, ridicolo, e invece potrebbe essere un'ottima idea per evitare il disastro dell'indifferenza generale, non solo perché il legame storico con l'Austria è più stretto di quello con l'Italia, ma anche perché l'Austria ha un grande rispetto per il patrimonio storico, che è mantenuto in modo impeccabile. E resta di proprietà pubblica. Mentre sotto lo Stato italiano il Castello rischia anche di essere venduto fra un po' di anni a qualche privato.
Non si può negare che la situazione del parco (anche se solo in alcune parti, non dappertutto) rappresenti effettivamente un' emergenza, e che la notizia di questi giorni dell'arrivo di fondi statali a disposizione della manutenzione del giardino sia rassicurante per quanto riguarda il ripristino delle aiuole del parterre, ma va anche detto che - a parte il FAI, promotore di una campagna di promozione del Castello che lo ha collocato ai primi posti nella classifica dei 'luoghi del cuore' - nessun altro soggetto pubblico o privato del territorio regionale, enti, banche, assicurazioni, imprenditori, ecc., si è fatto veramente sentire per aumentare la pressione pubblica sull'inadempiente Ministero per i beni culturali o ha proposto la sua collaborazione fattiva e concreta per contribuire a mantenere lo splendore del Castello, che, dopotutto, è la principale attrazione turistica del Friuli Venezia Giulia, l'unico sito di fama internazionale, con un giro di visitatori di oltre 200.000 persone l'anno... E con degli interni che, nonostante tutto, mantengono quel tono principesco che nessun altro luogo può vantare da qui a Vienna....
Grande assente la Regione Friuli Venezia Giulia, che sembra accorgersi di Miramare solo quando occorre usare un'immagine-simbolo per i dépliant turistici o i siti internet. Ma un impegno diretto non si è mai visto dagli assessorati al turismo, alla cultura, alle finanze, ecc. ecc. , né a lungo termine, né di emergenza.
Nel 2007, invece, la Regione ha istituito, con la Legge n. 18, la "Fondazione per la valorizzazione archeologica, monumentale e urbana di Aquileia", per rimediare "allo stato di abbandono in cui giaceva Aquileia da decenni" (sono parole del presidente della fondazione a una conferenza stampa del 2011) e investe su questa 2 milioni di euro l'anno. Non è facile sapere i dettagli perché il sito www.fondazioneaquileia.it alla voce "bilanci" non riporta proprio nulla. Ma il finanziamento regionale è comunque documentato.
Perché non si è estesa questa sinergia Stato-Regione, e una certa disponibilità finanziaria, all'altro polo culturale statale bisognoso di aiuto, il Castello di Miramare? Perché la Turismo FVG, l'agenzia che dovrebbe avere un'impronta più "manageriale" rispetto agli uffici amministrativi regionali e che, ad esempio, ha investito più di dodici milioni di euro in campagne promozionali del vino "Friulano" (senza risultati apprezzabili, peraltro) non si è fatta carico almeno di una parte dei problemi di manutenzione di quella che è la "capitale turistica" regionale?
Non era già abbastanza chiaro, quattro-cinque anni fa, che lo Stato era in affanno sulle gestioni dirette dei grandi poli?
Che danno avrà fatto, intanto, la campagna denigratoria condotta inutilmente dalla stampa locale?
Noi pensiamo che Miramare sia stato lasciato solo, in realtà, dallo Stato e da tutti gli altri, compresi il Comune di Trieste, la Provincia, la Fondazione CRT, le Assicurazioni Generali, l'Acegas, la Fincantieri, Allianz, ecc. ecc. (tutti quelli che potevano investirvi e non l'hanno fatto) e non da oggi, ma da molti anni.
Le ragioni sono varie, tra cui va messa in primo piano l'indifferenza del mondo politico, che sa di non poterne ricavare nulla e dunque non si affanna di certo a capire i problemi e a sostenere la salvaguardia di questo luogo, pensando che comunque "tocca-allo-Stato". Adesso tutti cadono dalle nuvole. "Chi poteva immaginare????" Il valzer dei Soprintendenti voluto dal Ministero almeno per un decennio ha fatto il resto. E l'ultimo arrivato, Luca Caburlotto, il primo forse a prendere seriamente in considerazione i gravi problemi di Miramare, si è trovato persino una battaglia in più, quella dello sfratto dei colibrì abusivamente allocati nelle serre. Impresa improba dove si sono trovati mille difensori dei colibrì (persino Berlusconi! anche se la telefonata per i colibrì non è assurta alla celebrità internazionale come quella alla Questura di Milano) e nessuno che sostenesse i diritti del Castello.
Insomma è tempo di svegliarsi e fare davvero TUTTI qualcosa per Miramare, che, prima di essere dello Stato italiano, è della città di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia. E' una risorsa unica e preziosa, e la sua decadenza si rifletterebbe negativamente su tutto il territorio.
Altrimenti ha ragione quella parte di cittadini triestini che ha lanciato l'appello "restituiamolo all'Austria!", non così assurdo, in fondo. Può sembrare frutto di un atteggiamento nostalgico, superato, ridicolo, e invece potrebbe essere un'ottima idea per evitare il disastro dell'indifferenza generale, non solo perché il legame storico con l'Austria è più stretto di quello con l'Italia, ma anche perché l'Austria ha un grande rispetto per il patrimonio storico, che è mantenuto in modo impeccabile. E resta di proprietà pubblica. Mentre sotto lo Stato italiano il Castello rischia anche di essere venduto fra un po' di anni a qualche privato.
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