Nel
primo hangar restaurato al piano terra trova posto l’esposizione
permanente di approfondimento “1914-1918 IL FUNERALE DELLA PACE”,
dedicata alla storia del primo conflitto mondiale, che si apre
appunto con il corteo funebre di Francesco Ferdinando erede al trono
d’Austria-Ungheria, assassinato con la moglie a Sarajevo il 28
giugno 1914, evento che dà inizio alla Grande Guerra.
Nell’ampio
spazio trova posto l’esposizione pressoché integrale dei cannoni e
dei mezzi inerenti al periodo, corredati da testi esplicativi,
fotografie, manifesti propagandistici, armi e oggetti d’epoca
provenienti dalla collezione H.
Al piano superiore il discorso si fa
generale grazie a una sintetica cronologia (“Cento anni di guerre”)
che parte dal Novecento e arriva all’oggi. L’esposizione al piano
è focalizzata sulla storia di Trieste nella prima guerra mondiale,
nel periodo fascista e nel secondo conflitto mondiale fino alla
riunione con l’Italia nel 1954.
La narrazione cronologica si
intreccia con la vita di Diego de Henriquez, fornendo una esauriente
sintesi della storia generale e locale. Ampio spazio alle sezioni
dedicate ai giocattoli di guerra, visti come espressione di una
società che tendeva a inglobare anche l’infanzia in un ideologico
universo militarista, ma anche come generale, praticato antidoto
contro le pulsioni aggressive infantili.
Nel
tempo seguirà il restauro di altri due simili hangar, in cui si
svilupperà il percorso storico della seconda guerra mondiale e degli
altri conflitti del '900 (Guerra di Spagna, Guerra d’Africa) con
particolare attenzione alle tattiche militari, alle tecnologie
belliche e alle condizioni esistenziali di militari e civili,
ricorrendo ad alcune ambientazioni (la guerra dei carri, il
bombardamento delle città, ecc.) maggiormente motivate dalla
presenza di rari e significativi reperti. In questo spazio ci saranno
anche lo spettacolare sottomarino italiano e altri mezzi che
attireranno sicuramente l’attenzione internazionale.
“L’uomo dei cannoni”
Diego
de Henriquez (1909-1974) ha speso tutta la sua vita di coltissimo e
bizzarro ricercatore per raccogliere e mettere insieme le collezioni
di mezzi, armi, reperti, documenti, fotografie e annotazioni che
costituiscono il “suo” museo. Pensava che se l’uomo non avesse
impiegato tanto ingegno, mezzi e fatica per costruire armi da guerra,
avrebbe potuto grandemente progredire verso il benessere e la
prosperità per tutti.
Diego
de Henriquez attraversa la storia delle guerre del Novecento da
protagonista e testimone degli eventi. Da militare, dal 1941,
raccoglie cimeli e documenti all’interno della guerra in cui è
coinvolto, dapprima nella caserma di San Pietro del Carso,
successivamente a Trieste sotto l’occupazione tedesca. Alla fine
del conflitto collabora con gli Alleati che gli riconoscono un ruolo
eminente nella vita culturale cittadina e favoriscono l’incremento
delle collezioni, che si arricchiscono di “pezzi” importanti e
voluminosi.
Con il ritorno di Trieste all’Italia (1954) Henriquez
prosegue le sue ricerche spendendo l’intero patrimonio familiare
allo scopo di allestire il “suo” museo, che riceve molte promesse
ma scarsa attenzione da parte delle istituzioni.
Quarant’anni
dopo la morte la città di Trieste salda finalmente il suo debito nei
confronti di un uomo coltissimo e gentile, prigioniero di un sogno
che vorremmo fare nostro. Perché, come stava scritto sul cancello
d’ingresso del deposito di San Vito: “Guerra = Morte; Pace =
Vita”.
“Il
Museo di Guerra per la Pace Diego de Henriquez”
Il
Museo di Guerra per la Pace Diego de Henriquez si propone di
“raccontare” le guerre del Novecento attraverso un approccio
consapevole e non nazionalistico, per una più attuale visione degli
eventi bellici all’interno dello sviluppo della storia europea. Le
guerre fanno parte della storia dell’uomo, ma l’uomo deve
imparare a vivere in un mondo senza guerre, come recita l’articolo
11 della Costituzione: “L’Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali”.
Il
Museo di guerra per la pace è una sfida e non un ossimoro.
Uno sguardo disincantato sulle guerre e sulle tragedie
del Novecento attraverso i materiali diversi che compongono le
collezioni aiuta a comprendere che la guerra non è mai stata un buon
modo per risolvere i problemi internazionali.
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