Il museo del Castello di Miramare merita l'autonomia?
A furia di ripetere un concetto tutti prima o poi si convincono che è vero. Un mantra degli ultimi due anni è stato "Il castello di Miramare è cambiato" e tutti pensano (anche quelli che non ci vanno da anni) che davvero a Miramare sia avvenuta la rivoluzione.
Tanto che, appena giunge notizia dal Ministero dell'intenzione di revocare l'autonomia, insorgono tutti, i politici prima di tutto, quelli di sinistra perché ne rivendicano il merito identificando il passaggio di status del museo al ministro del PD Franceschini, quelli di destra perché adesso sono loro al governo della Regione e non possono essere danneggiati proprio dalla loro parte politica.
Allarme generale, indignazione, opposizione, rivendicazioni.... Tutti a fare appelli accorati, l'autonomia di Miramare non si tocca! Tutti solidali con la direzione di Andreina Contessa, vincitrice del concorso di due anni fa.
E se ci fosse qualche buon motivo? E se in realtà a Miramare non fosse successo niente di così significativo (a parte la visita di Antonio Banderas per girare un film)?
Voci sommesse che circolano a Trieste accennano a un ritmo lentissimo e serie difficoltà gestionali nella spesa dei 4 milioni già da anni a disposizione della direzione, che avrebbe messo in ordine il parco solo grazie a un progetto partito prima del suo arrivo e, come apporto personale, potrebbe vantare soprattutto il rinnovo del sito web. Che, oltre a non essere un'impresa così epica, fornisce la prova, involontaria ma evidente, del nulla di questi due anni.


Insomma, se il Ministero per i Beni Culturali ha ipotizzato di tornare a gestire direttamente i fondi a disposizione del Castello di Miramare, uno dei venti più importanti musei d'Italia, potrebbe esserci, forse, qualche ragionevole motivo.
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