Il dibattito sui musei senza direttore a Trieste




L'estate è una stagione in cui sui giornali si parla sempre molto di musei, sia per mancanza di notizie (ma quest'anno fa eccezione) sia per sottolineare che sono chiusi proprio quando ci sono i turisti (ma anche questo appartiene ormai al passato). Finalmente si parla "proprio" di musei e dei loro problemi, come la tragica decisione di alcune amministrazioni comunali, prima di tutte Trieste, di abolire il ruolo di direttore del museo determinando un vuoto gestionale in istituti che conservano patrimoni di enorme valore.  Ripercorrendo gli interventi che si sono susseguiti da un mese e mezzo sul "Piccolo" di Trieste, nelle trasmissioni dell'emittente "Telequattro" e su altri canali di comunicazione (ampia eco c'è stata sui social, soprattutto su Facebook), appare utile cercare di fare una sintesi, sia per chiarire la situazione a chi è interessato, sia per raccogliere idee da proporre all'attenzione di chi (non è escluso che gli amministratori triestini finalmente capiscano la pericolosità di questo stato di cose) ha la responsabilità della tutela del patrimonio culturale cittadino, questo settore così importante della pubblica amministrazione. 

Al primo allarme lanciato il 3 luglio da questo blog, sono seguiti diversi interventi, il primo è stato pubblicato a firma di Maria Teresa Bassa Poropat, docente universitaria e in anni recenti presidente della Provincia di Trieste, che denuncia la prevalenza, nell'azione politica, di "logiche di mercato che poco o nulla hanno a che fare con l'identità culturale di questa città" e ribadisce la necessità di disporre di direttori di museo di alto profilo scientifico. 

Pochi giorni prima, il 6 luglio, il tema era stato lanciato dal Partito Democratico, che ha organizzato un dibattito pubblico fra esperti del settore che hanno discusso in profondità sulla situazione delle istituzioni culturali a Trieste, come si può ascoltare nella registrazione dell'incontro, a cui hanno partecipato e aggiunto contributi di idee, a conclusione, altri ben noti esponenti della cultura come Bianca Cuderi, Walter Chiereghin, Vanja Strukelj, Giuliana Ericani, Roberto Barocchi. 


Il 14 luglio "Il Piccolo" ha ospitato nella rubrica delle lettere altri due contributi, il primo dello storico dell'arte e docente universitario Franco Firmiani e il secondo della scrittrice Silvia Zetto Cassano. Entrambi manifestano la loro contrarietà alla politica culturale delle mostre "importate" e auspicano che si torni a iniziative progettate e realizzate dalle istituzioni cittadine. 

Ampio spazio al confronto di idee su questo tema è stato dato dal quotidiano il giorno 31 luglio, con un articolo di Paolo Marcolin che prende le mosse da un appello lanciato da un gruppo di 200 intellettuali (primi firmatari Nicoletta Zanni, Giuliana Carbi, Veit Heinichen, Ariella Reggio) che chiedono al Sindaco di tornare sulla decisione di abolire la direzione dei Civici Musei e della Biblioteca Civica e di ripristinare una figura fondamentale per la funzionalità delle istituzioni, alla quale occorre garantire autonomia e rispetto delle prerogative storiche. Molte e autorevoli le voci raccolte.


Nella stessa data interviene anche, a nome dell'ICOM, la storica dell'arte triestina Giuliana Ericani, già direttrice del Museo civico di Bassano, la quale analizza la situazione anche in relazione al contesto internazionale e mette l'accento sull'importanza di una figura centrale come quella del direttore dei musei in una fase cruciale come quella attuale in cui a Trieste si stanno per realizzare i grandi progetti per Porto Vecchio previsti dal PNRR.


Il 2 agosto intervengono nel dibattito, invece, gli esponenti della politica cittadina. I gruppi di minoranza si manifestano nettamente contrari alle decisioni prese dalla Giunta e, in generale, a una politica culturale incoerente, improvvisata, e slegata dall'identità triestina. Compatti attorno al Sindaco e all'assessore alla cultura, invece, i rappresentanti della maggioranza, che elogiano il contenimento della spesa e la scelta di puntare non sui direttori ma sui conservatori, cioè sulle figure operative.


Nessuna apertura da parte del Sindaco Dipiazza e dell'assessore Rossi, i quali sembrano non dare alcuna importanza all'appello sottoscritto da ben 200 persone, tra cui ci sono le figure più rappresentative del mondo universitario, scrittori, giornalisti, critici d'arte, gente di spettacolo. Un atteggiamento inspiegabile e una figuraccia che nessun Sindaco dovrebbe permettersi.  Ma Dipiazza, dopo due mandati e mezzo, non è ancora pratico delle regole del bon ton istituzionale. E non vuole mettersi a confronto col mondo della cultura, che teme più di qualsiasi altro. Senza entrare nel merito, il Sindaco cerca di dare una spiegazione all'abolizione del direttore ricorrendo a una specie di slogan, "meno generali e più colonnelli" (al quale qualche giorno dopo risponde una lettrice del "Piccolo" osservando giustamente che, se le cose stanno così, allora non serve nemmeno il Sindaco!) mentre l'assessore (alla cultura) si avventura in un surreale ragionamento con cui vorrebbe negare l'autorevolezza degli intellettuali. Insomma la domanda che si fa Rossi è: chi sono mai costoro? Perchè noi dovremmo dialogare con loro? Non c'è bisogno di commenti.


Ma non ci sono solo gli intellettuali triestini a denunciare questo stato di cose. Il 3 agosto "Il Piccolo" ospita un'intervista di Giovanna Pastega a Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei civici veneziani, in procinto di andare in pensione senza essere sostituita. Questa sembra essere la volontà del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, molto simile a quella già posta in essere da Dipiazza.
Naturalmente anche la Belli esprime grande preoccupazione per questa tendenza e sottolinea il fatto che accade solo in Italia, dove la burocrazia prende sempre più il sopravvento sulle competenze tecniche e scientifiche a scapito della produzione scientifica e dello sviluppo delle istituzioni museali. Che, senza un direttore esperto del settore non può avvenire. 


Un intervento dell'8 agosto, firmato dallo storico della letteratura Fulvio Senardi, prende spunto dalla discussa mostra su Frida Kahlo ospitata in questo periodo nello spazio espositivo comunale dell'ex Pescheria centrale di Trieste e oggetto da tempo di vivaci polemiche a causa della mancanza di opere originali, sostituite da riproduzioni. Infatti viene definita "multimediale" o "percorso sensoriale", ma molti visitatori non sono certo contenti di pagare un biglietto da 14 Euro per un'offerta di questo genere. Senardi non ha dubbi: chi amministra la cultura dovrebbe avere più cultura. 


Anche il direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Parigi, Diego Marani, che conosce bene Trieste, è tra i firmatari dell'appello rivolto al Sindaco dai 200 intellettuali e, nell'intervista concessa a Paolo Marcolin, individua chiaramente la figura del direttore di museo, che deve essere un manager dotato di competenze artistiche. Insomma mentalità aziendale sì, ma soprattutto preparazione specifica. E comunque è impossibile, secondo Marani, fare a meno del direttore.


Non altrettanto netta è la posizione di Vittorio Sgarbi il quale non nega la necessità di competenze scientifiche, ma ritiene che ai musei non serva un direttore, bensì sia sufficiente disporre di conservatori esperti, purchè in collegamento diretto con l'assessore e dotati di "più potere". Una visione suggestiva ma utopistica: come è noto il potere di spesa, negli Enti Locali, spetta solo a chi ha il ruolo di dirigente. 
E senza autonomia e potere di spesa i conservatori restano subordinati al dirigente amministrativo e possono fare ben poco per fare funzionare pienamente i musei.


Concludiamo questa rassegna stampa con l'articolo pubblicato sul "Piccolo" del 15 agosto a firma di Enrico Tantucci, giornalista-scrittore veneziano che conosce bene le situazioni dei musei di Trieste e Venezia e mette a fuoco i compiti specifici del direttore del museo, in primis la capacità di creare relazioni istituzionali sia in Italia che a livello internazionale, in cui nessun direttore amministrativo lo può sostituire.

Segnaliamo infine i servizi della RAI per il TG regionale e le interviste realizzate da Umberto Bosazzi per l'emittente "Telequattro" (5 agosto, 9 agosto, 13 agosto). 


Maria Masau Dan


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