Pordenone non ha più il suo museo d'arte moderna. Perchè?


Una quindicina di anni fa la città che oggi va (giustamente) orgogliosa di avere creato una manifestazione culturale importantissima come pordenonelegge.it - Festa del libro con gli autori apriva il suo Museo d’arte moderna, il PArCo, ospitato in un edificio felicemente ristrutturato e immerso nell’oasi verde di Villa Galvani. Ultimo arrivato tra le gallerie d’arte moderna regionali, conferiva quel tocco di prestigio che qualifica la dotazione museale di una piccola città e, naturalmente, apriva un futuro ricco di possibilità sia per quanto riguarda l’incremento delle collezioni pubbliche, sia per un’adeguata attività di mostre temporanee. Poi, per ragioni e logiche che ancora sfuggono, il museo è stato cancellato (nel sito del Comune non si fa nemmeno cenno alla sua breve esistenza) ed è stato completamente sostituito dal PAFF! (International Museum of Comic art) che ne ha occupato totalmente gli spazi. Senza entrare nel merito dell’attività del PAFF!, sicuramente meritoria nel suo campo, è incredibile, e anche vergognoso, che, per lasciare il campo solo al fumetto, sia scomparsa alla vista una collezione rappresentativa di due secoli d'arte del territorio, anzi sia stato commesso un vero “museicidio”. Compiuto nell’indifferenza generale, o, meglio, senza tenere in nessun conto il parere di esperti e il legittimo desiderio di tanti cittadini ad avere e conservare un museo d’arte moderna nella propria città.
Adesso le opere sfrattate che avevano diritto di essere esposte in quel museo e che sono state relegate nei depositi per tutti questi anni, riemergono in una mostra dal titolo amaramente comico, “Mondi possibili”, e vagano qua e là per la città in tre sedi ovviamente meno suggestive delle belle sale del PArCo, che sarebbe stata di diritto la loro “casa”. Nel pezzo dedicato alla mostra dal “Piccolo” si sottolinea che “mette in luce opere di grande valore, un vero patrimonio culturale del territorio, già talvolta esposte nel corso degli anni passati ma che ritornano oggi attraverso percorsi inediti, opere riscoperte, frutto di accurate indagini e di studi specialistici”. Dopo avere preso atto di tutto ciò, verrebbe da dire: “Ma se a Pordenone esiste tutto questo, beh, allora facciamo un museo!” Purtroppo c'era.... Invece no, meglio tenerle in magazzino e tirarle fuori all'occorrenza... ad esempio per aggiungere un evento di livello nella lista di appuntamenti collaterali alla fiera del libro. Come un vestito per la festa.
Insomma, per la cultura (e non solo per Pordenone) questa è una grande sconfitta. Le istituzioni non si cancellano, semmai si ingrandiscono e si aggiungono. Non si possono fare scelte di questa portata sulla base dei gusti personali di politici o consulenti di passaggio.
In tutto questo, inoltre, è meglio stendere un pietoso velo sul ruolo della Regione, che nel campo della politica museale brancola veramente nel buio fitto.

Maria Masau Dan

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